Il Wi-fi ecologico

WiFi Ecologico
WiFi ecologico

Tutti i giorni ci occupiamo di reti wireless, di centralini telefonici, di reti LAN ed in genere di reti di ogni tipo: questo mese ci siamo anche occupati in maniera intensiva del Wi fi e della liberalizzazione che sembra avvicinarsi per esso, ma quello che non tendiamo a fare mai, che nessuno di noi tende a fare mai, è la conta dei danni.
Ogni tecnologia, anche la più nuova ed evoluta, ci presenta sempre un conto sul piano ecologico, ovvero lascia sempre uno strascico nell’ambiente, e questo strascico rappresenta la sostenibilità: più è basso e più un prodotto è sostenibile.
Ora, se un apparato wireless qualunque è un risparmio anche a livello ambientale perché non ha bisogno di complessi apparati attorno, non vuol dire che non consumi energia e che quindi non abbia un impatto negativo sull’ambiente in cui viviamo.
Se prendiamo come assunto il fatto che le reti senza fili siano innocue per la salute, che cosa dovremmo fare per rendere le suddette reti del tutto ecocompatibili?
Esistono apparati la cui alimentazione avviene del tutto e completamente ad energia solare, e ci pare doveroso parlarne:
“Il Kit di alimentazione solare consente l’utilizzo degli apparati Wi-Fi N.A.A.W. per la creazione di reti wireless e hot spot Wi-Fi anche nei luoghi dove non sono disponibili infrastrutture di alimentazione 230 Volts, infatti, grazie al pannello solare completo di sistema di accumulo dell’energia raccolta durante il giorno consente l’utilizzo di energia pulita e continuativa durante l’arco delle 24 ore.” (Fonte)
 
Insomma, per quanto noi si venda tecnologia per le piccole e medie imprese, tecnologia ITC sempre più sviluppata e moderna, crediamo sia imprescindibile associare la sopracitata tecnologia alla sostenibilità ambientale, sostenibilità senza la quale tutta la nostra tecnologia non servirebbe e niente.

Come posso sapere chi si collega al mio modem-router?

Sicurezza reti wireless
Sicurezza reti wireless

Uno dei principali motivi di preoccupazione per chi è costretto a mantenere la propria rete wireless aperta, ovvero senza password, è di sicuro il sapere chi si connette alla propria linea ed il capire se qualcuno ci sta “rubando la banda”. Anche se non abbiamo un centralino telefonico da gestire la cosa potrebbe essere di nostro interesse.
Ammettiamo per esempio che il nostro router sia condiviso tra noi ed il nostro vicino di casa in modo da sfruttare in due la stessa linea Internet e risparmiare quindi sulla bolletta: in questo caso il sistema più sicuro sarebbe avere una password condivisa che solo io e lui sappiamo ma se il router fosse condiviso anche da altre persone?
Volendo rientra nei nostri diritti far si che nessuno entri nel nostro modem anche se lo stesso risulta aperto e quindi come possiamo vedere chi si connette?
Esiste un software gratuito, un software che, una volta installato, ci permette di vedere la lista dei vari indirizzi IP che utilizzano il nostro wireless, il programma si chiama Zamzom e permette in pochi secondi di listare a video chi sta utilizzando il vostro segnale oltre voi.
Il nostro consiglio è e rimane sempre quello di chiudere i router con una password ma nel caso in cui non lo volessimo fare abbiamo almeno la possibilità di vedere chi fa capolino nella nostre rete wireless.

Reti wireless, Wi fi e Wi Max: cerchiamo di capirne di più

Wireless -- WiFi -- WiMax
Wireless -- WiFi -- WiMax iniziamo a capirne di più

Tutti sappiamo cosa sia una rete senza fili, ma una rete senza fili, una rete wireless, una rete Wi fi o una rete Wi Max sono la stessa cosa?
E’ bene, prima di parlare di qualunque argomento, cercare di conoscerlo in maniera approfondita, o almeno abbastanza approfondita da poter farsi una idea propria.
Noi di MR Service “vendiamo” reti wireless, o meglioinstalliamo reti senza fili e centralini VoIP nelle aziende e quindi per noi il discorso è abbastanza chiaro e ovvio, ma è bene fare chiarezza per far si che tutti noi si sappia con precisione quello di cui si parla.
 

WIRELESS

In informatica e telecomunicazioni il termine wireless (dall’inglese senza fili) indica una comunicazione tra dispositivi elettronici che non fa uso di cavi, ma del mezzo fluido comunemente chiamato aria. Per estensione sono detti wireless i rispettivi sistemi o dispositivi di comunicazione che implementano tale modalità di comunicazione. I sistemi tradizionali basati su connessioni cablate sono invece detti wired.
Generalmente il wireless utilizza onde radio a bassa potenza; tuttavia la definizione si estende anche ai dispositivi, meno diffusi, che sfruttano la radiazione infrarossa o il laser.
La comunicazione e i sistemi wireless trovano diretta applicazione nelle reti wireless di telecomunicazioni, fisse e mobili e più in generale nelle radiocomunicazioni.

WI FI

Wi-fi sta per Wireless Fidelity e consiste nella possibilità di scambiare dati ad una notevole velocità (dagli 11 ai 54 Mbit al secondo), il tutto senza utilizzare alcun cavo di rete, mantenendo quindi una completa libertà di movimento.
Il Wi-fi è una tecnologia via radio (sulle frequenze di 2,45 Ghz) che, basata sugli standard 802.11, permette di collegarsi velocemente a Internet senza fili: basta installare sul portatile l’apposita scheda wireless, cercare un’antenna che irradi il segnale (hotspot), e iniziare a navigare a banda larga.
Per dovere di trasparenza dobbiamo dire che secondo quanto dichiarato da Phil Belanger, co-fondatore della Wi-Fi Alliance, il termine Wi-Fi non ha alcun significato ma semplicemente rappresenta il marchio commerciale utilizzato per indicare la famiglia di protocolli IEEE 802.11x. Il nome è stato utilizzato per la prima volta nel agosto 1999 ed è stato ideato dall’azienda di consulenza Iterbrand.

WI MAX

In telecomunicazioni il WiMAX (acronimo di Worldwide Interoperability for Microwave Access) è una tecnologia che consente l’accesso a reti di telecomunicazioni a banda larga e senza fili (BWA – Broadband Wireless Access).
L’acronimo è stato definito da WiMAX Forum, un consorzio formato da più di 420 aziende il cui scopo è sviluppare, supervisionare, promuovere e testare l’interoperabilità di sistemi basati sullo standard IEEE 802.16, conosciuto anche come WirelessMAN (Wireless Metropolitan Area Network). Il WiMAX Forum si è formato nel giugno 2001.
 
Insomma, per non sbagliarci ricordiamo sempre che tutte le tecnologie senza fili sono tecnologie wireless, che il Wi Fi ci permette di navigare sfruttando la banda attraverso un router ed il Wi Max invece ci permette di navigare, semplicemente, senza fili ed ovunque noi ci si trovi.

Wireless libero: poche certezze e tanti dubbi

Libero wifi
Ancora dubbi sulla normativa

Tutto il Paese parla in questi giorni dell’abrogazione del decreto Pisanu, quel decreto cioè che ha portato fino ad oggi un vincolo stretto sulla liberalizzazione delle reti wireless wi fi e che ha imposto un freno all’evoluzione del mercato italiano visto che dallo sviluppo del WiFi pubblico dipende anche lo sviluppo del Paese.
Se da un lato è un dovere dello Stato garantire la sicurezza dei cittadini, dall’altro l’Italia ha già perso troppo terreno nei confronti degli altri Paesi Occidentali. Bastano poche cifre per rendersene conto: in Francia gli hot spot disponibili sono cinque volte quelli che abbiamo noi mentre negli Stati Uniti, Paese non proprio leggero nella lotta al terrorismo, le postazioni sono oltre 70 mila contro le 1.700 circa italiane.
Ma se da un lato si alzano grida di giubilo per la felicità intrinseca (ed innegabile) del cambiamento, dall’altra parte si teme che la legge venga rimessa in mano a chi non capisce profondamente le dinamiche della Rete o, peggio, a chi ne avesse paura.
L’iter è appena iniziato e l’incognita principale è, quali saranno questi nuovi obblighi che sostituiranno quelli della Pisanu.
Un’idea di fondo però sembra assodata: il governo vuole norme che al tempo stesso assicurino la sicurezza pubblica e non frenino più del necessario lo sviluppo del Wi-Fi in Italia e questo fa temere che l’abrogazione della Pisanu sia una migrazione verso una nuova legge che sia comunque più restrittiva che nel resto del mondo, mettendo un imponente bastone tra le ruote della già fragile crescita economica italiana.
Sono allo studio delle modalità che permettano di superare questi vincoli, per dare la possibilità anche a chi è straniero, e turista, di utilizzare il WiFi senza doversi prima perdere in lunghe procedure burocratiche, ma al momento non c’è alcuna certezza sulla strada che verrà intrapresa.
Manterremo monitorata la situazione cercando di seguire l’evolversi di una cosa che agli occhi di molti non ha alcun peso ma che in realtà pesa come un macigno sulla velocità presunta raggiungibile dall’Italia in campo internazionale.

Il Wi-Fi libero è un rischio o una garanzia?

WiFi libero
WiFi libero rischio o garanzia?

La domanda sorge spontanea e non è per nulla scontata: perchè i politici ed alte sfere della polizia (come il capo dell’antimafia Grasso) hanno paura della liberalizzazione del Wi-fi?
La domanda, come dicevo, sorge spontanea ed è legittimata dal pensiero parallelo, pensiero che formula subito una conclusione: se uno come Grasso ha paura del wi-fi libero probabilmente ha ragione ed è il caso di dargli retta.
Quello che spesso non si vuole prendere in considerazione è un fattore fondamentale ovvero: uno come Grasso ha davvero la percezione della portata del problema? Uno come Pisanu, che ha scritto la legge che oggi imbavaglia le reti wireless è ed era davvero in grado di scrivere una legge su questo argomento?
Non è una cosa normale che in Italia ad occuparsi dei problemi vi si trovi sempre chi dei problemi non ha una immagine chiara?
Ora, per cercare di dipanare queste domande diamo la parola a Marco Montemagno, “guru” del Web italiano e fondatore di Blogosfere, che attraverso una interessante intervista di Claudio Messora, della quale prendiamo un breve tratto, ci spiega il perchè il Web libero non ci deve fare paura.
 
Claudio Messora: Ieri il ministro Maroni ha annunciato che non intende prorogare il Decreto Pisanu e che quindi dal primo di gennaio prossimo anche in Italia liberalizzeremo il Wi-Fi.
Marco Montemagno: Io ho dato la notizia positivamente, perché è giusto essere ottimisti. Io poi faccio l’imprenditore per cui il mio settore si basa sull’idea di lanciare dei progetti web, per cui c’è bisogno che internet ci sia. Il problema vero è che c’è un impegno formale a non reiterare il Decreto Pisanu, ma poi c’è la grande incognita: questo disegno di legge – che dovrà essere presentato e di cui non si conoscono bene i contenuti – con cui si proporrà la regolamentazione dell’accesso è la cosa più pericolosa, perché magari poi scopriamo che c’è sempre una forma di controllo di un tipo o dell’altro. Quindi questa è la grande incognita. Diciamo quindi che il lato positivo è che si muove qualcosa, e che almeno così Pisanu non viene riproposto come negli ultimi anni, e il lato negativo è che al posto di essere una netta presa di posizione si rimanda come al solito a un Disegno di Legge e sappiamo come vanno poi queste cose. Direi quindi di tenere gli occhi aperti tutti quanti per cercare di evitare che l’Italia rimanga indietro, come sempre, in questo settore.
Claudio Messora: Qual’è la tua posizione sull’effettiva necessità di un controllo delle connessioni a internet? Tu credi che la liberalizzazione del Wi-Fi debba significare l’accesso libero, indiscriminato alla rete senza procedure, meccanismi di controllo, oppure ci vuole un qualche meccanismo di qualche tipo, che poi sia la telefonata con l’sms, il riconoscimento di una sim o cose di questo genere?
Marco Montemagno: Io di default (di base) non sono per il controllo. Per usare una vecchia frase di David Weinberger “Control doesn’t scale”: il controllo non scala. Non esiste in questo momento la possibilità di controllare una mole di dati così grande. Non esiste in Cina, dove un intero paese destina una cifra megagalattica al controllo, quindi… Da un lato non credo nella reale applicabilità di un controllo quando si parla di accedere a terabyte di dati come accade in rete, dall’altro lato penso che per l’opinione pubblica ci sia un fraintendimento tra quello che è la libertà di accesso alla rete e la libertà di poter fare quello che si vuole. Si confonde il fatto che io possa avere un libero accesso ad internet – che dal mio punto di vista è sacrosanto e sarà così in ogni caso, che lo voglia l’Italia o non lo voglia perché la direzione è questa, cioè tutti abbiamo internet embeddato nel nostro dna – con un aspetto di etica, di responsabilità sul fatto che quello che uno fa il rete è assolutamente soggetto alle normative vigenti, quindi ognuno si assume la responsabilità di quello che fa online, e da questo punto di vista non vedo nessun problema. Poi resta scoperto il tema del ‘ma la pedopornografia’, ‘ma i terroristi’, ‘ma la mafia’… Dal mio punto di vista se uno è un delinquente non è che si presenta con la carta di identità all’internet cafè di piazzale Barberini a Roma e dice: “Salve sono un terrorista, mi collego e adesso faccio un atto di terrorismo”. Quindi bisogna anche essere seri secondo me in queste cose…
Claudio Messora: …e caso mai la presenta anche falsa.
Marco Montemagno: Esatto. I casi sono due: o è un delinquente serio o non lo è. Se è un delinquente serio bypassa in ogni caso il controllo. Se uno non è un delinquente serio probabilmente non c’è neanche bisogno di un controllo, perché è uno talmente sprovveduto che probabilmente lo si prende facilmente. Quindi c’è molta confusione. Mi dispiace che Grasso peraltro ieri mi abbia anche attaccato personalmente perché ci vede come degli esaltati o come dei tecnofanatici. Secondo me tutti quelli che hanno a cuore la rete vogliono semplicemente che ci sia una connessione, che l’Italia vada avanti, che non vada avanti una generazione di analfabeti digitali. Vogliamo avere le opportunità che hanno gli altri posti del mondo, con le responsabilità, l’etica e tutto quello che consegue dall’avere un atteggiamento civile in rete. Nessuno vuole fare delle follie. Quindi mi sembra che come al solito internet logori chi non ce l’ha.
 
Per leggere il testo intero dell’intervista andate al sito byoblu.com ma quello che ci preme fare capire e divulgare il più possibile è il fatto che spesso le alte sfere della nostra politica non capiscono in profondità i problemi e che Internet è una opportunità e come tale deve essere libero ed aperto a tutti.

Wi Fi: ecco cosa cambia

wifi pubblico cambio regole
WiFi pubblico cambiano le regole

Sono alcuni mesi che in Italia si parla con insistenza della possibilità di rientrare nei parametri standard degli altri paesi occidentali, liberando le reti Wi-fi, ma in queste ultime settimane la discussione è diventata fervente fino a sfociare in un’ottima decisione di Maroni ovvero la quasi “liberazione del Wi-fi”.
Anche noi avevamo parlato spesso della cosa: ci eravamo detti ad esempio che abrogare del tutto la legge che protegge la rete wirless non sarebbe stato molto assennato in quanto l’abrogazione di una legge di per se non perfetta e tecno-fobica non è sufficiente a garantire la libertà all’interno dell’ambito delle reti wireless perché il nostro ordinamento, nel bene e nel male, cinge comunque il problema e lo incanala a prescindere dall’articolo 7.
E, continuavamo sul punto: non si tratta di abrogare l’articolo 7 del Decreto Pisanu, ma di migliorarlo, semplificando e garantendo la cybersecurity”, spiega Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy. “Con la nostra proposta di legge, pensiamo ad un sistema più snello e meno burocratico: sostituire la licenza, che oggi i gestori di wi-fi in esercizi pubblici devono richiedere al questore, con una mera denuncia ad effetto immediato. In più, cancelliamo l’onere di documentazione cartacea e di acquisizione dei dati anagrafici degli utilizzatori, ma stabiliamo l’obbligo, per i gestori delle reti wi-fi a disposizione del pubblico, di proteggerle da accessi abusivi e da intrusioni illecite.
Ma adesso le cose sono cambiate, sono cambiate davvero e non senza scontentare nessuno, primo tra tutti Grasso, il “capo” dell’antimafia italiana. Ma vediamo nel dettaglio che cosa è cambiato realmente, o meglio che cosa si appresta a cambiare tra meno di due mesi.
Dal primo gennaio le connessioni wi-fi da luoghi pubblici saranno più libere e presto, probabilmente, anche più diffuse sul territorio italiano.
Il disegno di legge presentato da Maroni infatti fa scadere il 31 dicembre l’articolo 7 del decreto Pisanu, quello contenente obblighi e restrizioni per chi offre servizi di accesso internet in luoghi pubblici. Non si può parlare di liberalizzazione del Wi-Fi, perché il disegno dispone anche che resteranno alcuni obblighi a tutela della sicurezza pubblica. A definirli saranno, entro fine anno, i ministeri dello Sviluppo Economico, Innovazione e Interno. “Da qui a dicembre – ha detto Maroni – valuteremo quali siano gli adeguati standard di sicurezza e dal 1 gennaio i cittadini saranno liberi di collegarsi ai sistemi Wi-Fi senza le restrizioni introdotte cinque anni fa e che oggi sono superate dall’evoluzione tecnologica”.
Nel frattempo il disegno di legge dovrà comunque passare dall’approvazione del Parlamento. L’iter insomma è appena iniziato e l’incognita principale è quali saranno questi nuovi obblighi che sostituiranno quelli del Pisanu. Un’idea di fondo però sembra assodata: il governo vuole norme che al tempo stesso assicurino la sicurezza pubblica e non frenino più del necessario lo sviluppo del Wi-Fi in Italia. (fonte)
Quello che speriamo è che chi si troverà ad affrontare la situazione e ad apportare le modifiche del caso sia ferrato in materia e sia in grado di legiferare su un argomento per nulla semplice e terribilmente delicato.

Reti wireless non protette: la paura corre sulle Google Cars

reti wireless non protette
Le reti wireless spesso non sono protette.

La sicurezza informatica passa anche, anzi forse soprattutto, dalla protezione delle nostre reti domestiche.
Come sappiamo tutti una rete wi fi di casa può essere protetta attraverso una password oppure lasciata “aperta”: con la prima soluzione siamo noi a decidere quali device si dovranno “accoppiare” al router per poter accedere alla Rete in modalità wireless mentre nella seconda ipotesi anche il nostro vicino di casa potrà navigare con la nostra linea, a nostre spese e mettendo a rischio la nostra sicurezza.
Una buona norma è quindi far si che i nostri router casalinghi siano sempre protetti per evitare che altre persone a noi sconosciute ci “rubino banda” e possano andare a navigare in siti non troppo raccomandabili: se il nostro vicino naviga sul nostro router verso un sito di pedofilia come faremmo a dimostrare la nostra discolpa alla polizia postale in caso di eventuale indagine?
Bene, se i rischi sono concreti, lo sono ancora di più alla luce degli ultimi fatti che riguardano leGoogle cars, ovvero le macchine di Google che sono in giro per il mondo a mappare il pianeta e per mostrarcelo come se tutto fosse dietro casa:
“Sull’onda delle proteste in Germania e un caso “d’infedeltà coniugale” scoperto via Street View in Italia, il Garante italiano ha stabilito le regole per le Google Cars. Google dovrà pubblicare anche sulle pagine della cronaca locale (almeno due quotidiani) e avvisare su un’emittente radiofonica il percorso delle Google Cars nelle città più grandi, rendendo noti i dettagli del percorso all’interno nei quartieri. L’avviso dovrà essere dato con tre giorni d’anticipo. (…) Con un software le Google cars avevano non solo raccolto foto per le mappe “all’altezza della strada”, ma anche frammenti di comunicazioni elettroniche (e-mail eccetera) trasmesse da utenti che usavano reti Wi-Fi non protette.” (Fonte)
E la vostra rete domestica è protetta? Se non lo è o se volete consigli sul come fare per proteggerla al meglio contattateci pure!

Liberiamo il Wi Fi

liberiamo il wi fi
Connessioni WIFI libere

Sarà deformazione professionale dovuta al fatto che ci occupiamo di reti wireless e di soluzioni VoIP ma non riusciamo ad essere indifferenti a tutto quello che sta accadendo attorno alla liberalizzazione o meno delWi-fi e dell’abrogazione del decreto Pisanu.
Come dicevamo la scorsa settimana, sono giorni di grande fermento, fermento dovuto al fatto che pare si sia arrivati ad una “resa dei conti” o almeno al momento in cui si deve prendere una decisione seria sul come regolarizzare il discorso del Wi fi in italia.
Scrivevamo la scorsa settimana: l’abrogazione di una legge di per se non perfetta e tecno-fobica non è sufficiente a garantire la libertà all’interno dell’ambito delle reti wireless perché il nostro ordinamento, nel bene e nel male, cinge comunque il problema e lo incanala a prescindere dall’articolo 7.
La soluzione al problema non può che venire dall’organizzazione congiunta del problema stesso e dall’implementazione di un sistema di identità digitale valido, che sia una firma elettronica internazionale, un OpenID o un qualunque sistema comune che identifichi ma che non violi la privacy di nessuno.
Oggi torniamo sull’argomento per aggiungere un quid, per dare ulteriori informazioni al lettore interessato e per cercare di fare ulteriore chiarezza su una questione che a noi e a chi usa Internet in Italia, sta particolarmente a cuore:
Non si tratta di abrogare l’articolo 7 del Decreto Pisanu, ma di migliorarlo, semplificando e garantendo la cybersecurity”, spiega Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy.“Con la nostra proposta di legge, pensiamo ad un sistema più snello e meno burocratico: sostituire la licenza, che oggi i gestori di wi-fi in esercizi pubblici devono richiedere al questore, con una mera denuncia ad effetto immediato. In più, cancelliamo l’onere di documentazione cartacea e di acquisizione dei dati anagrafici degli utilizzatori, ma stabiliamo l’obbligo, per i gestori delle reti wi-fi a disposizione del pubblico, di proteggerle da accessi abusivi e da intrusioni illecite”. Fonte
Come si dimostra nuovamente, c’è davvero grande attesa attorno a questa norma, norma che è nata da un politico (o da un insieme di politici) del tutto a digiuno di conoscenze informatiche e di rete e norma quindi che ci ha catapultato in una situazione del tutto diversa da quella vissuta negli altri Paesi del mondo.

Wi-Fi libero, ma come?

WiFi libero in Italia
Speranza: WiFi libero anche in Italia

Il Wi-fi o Wireless Fidelity è un termine che indica dispositivi che possono collegarsi a reti locali senza fili (WLAN) basate sulle specifiche IEEE 802.11: di fatto si tratta di un protocollo di comunicazione senza fili, ossia wireless.
Ora, tutti sappiamo bene quali potrebbero essere le grandi opportunità che si avrebbero se fosse “liberalizzato” il campo dalla burocrazia e dal terrore che la politica ha nei confronti delle nuove tecnologie, ma per capire davvero quello di cui stiamo parlando dobbiamo fare un passo indietro.
In Italia si prevede l’obbligo di chiedere una licenza per installare wi-fi in luoghi aperti al pubblico, nonché l’obbligo per il gestore di chiedere il documento d’identità dell’utilizzatore per acquisirne i dati anagrafici e tutto questo è sentenziato nell’articolo 7 del decreto Pisanu del 2005, articolo soggetto ad una discussione per l’abrogazione proprio in questi giorni di grande fermento.
Ma se da un lato l’abrogazione fine a se stessa non avrebbe effetti benefici sulla norma, dall’altro la norma stessa è superata e deve essere modificata per portare l’Italia al passo dei Paesi informatizzati nostri concorrenti nel mercato globale.
Vediamo la situazione nel dettaglio come spiegato in modo corretto, chiaro e pulito in questoarticolo:
“Abrogare non risolverebbe tutto, questo va detto e ricordato, per evitare illusioni e/o delusioni. Infatti, il Codice privacy, all’art. 34 e nell’allegato B, impone comunque ai soggetti che effettuano trattamenti di dati personali con strumenti elettronici, per fini non esclusivamente personali, di installare misure minime di sicurezza (…) Inoltre, i dati personali devono essere protetti contro il rischio di intrusione e dell’azione di programmi (…) mediante l’attivazione di idonei strumenti elettronici da aggiornare con cadenza almeno semestrale. Questo vale anche per le reti.
L’articolo 7 del decreto Pisanu, infatti, si regge sulla previsione di un doppio obbligo: quello all’ottenimento di una licenza per l’installazione di una rete wi fi pubblica e quello dell’identificazione documentale dei soggetti che vi accedono. Se quanto detto finora è vero, l’abolizione dell’art. 7 del Decreto Pisanu (…) non cancellerebbe il dovere di diligenza e prudenza dei gestori di wi-fi, dal momento che questi sarebbero comunque tenuti a proteggere le reti da intrusioni. Ciò comporterà, di fatto, che dovranno fornire agli utenti le credenziali per l’accesso e l’utilizzo della connessione. Non parliamo di sola Italia: in Germania, recentemente, è stata sanzionata una privata cittadina proprio perché non aveva protetto con password la propria rete wireless, consentendo a terzi sconosciuti di scaricare materiale protetto.
In secondo luogo è vero che ci sono esempi di Paesi attenti alla sicurezza i quali, malgrado ciò, non richiedono una preventiva licenza o l’identificazione dell’utente nelle wi-fi pubbliche: va ricordato, tuttavia, che spesso si tratta di Paesi in cui – a differenza dell’Italia, dove la protezione della riservatezza delle comunicazioni è forte – il potere esecutivo può “rastrellare” e filtrare, anche senza mandato giudiziario, i contenuti delle comunicazioni telematiche (es. Patriot Act in US). Cioè, si consente l’accesso senza controlli ma subito dopo si invade la privacy dei cittadini molto più pesantemente e per di più silenziosamente, senza avvisi, per ragioni di pubblica sicurezza.”
Insomma, l’abrogazione di una legge di per se non perfetta e tecno-fobica non è sufficiente a garantire la libertà all’interno dell’ambito delle reti wireless perchè il nostro ordinamento, nel bene e nel male, cinge comunque il problema e lo incanala a prescindere dall’articolo 7.
La soluzione al problema non può che venire dall’organizzazione congiunta del problema stesso e dall’implementazione di un sistema di identità digitale valido, che sia una firma elettronica internazionale, un OpenID o un qualunque sistema comune che identifichi ma che non violi la privacy di nessuno.
Il problema, come vedete, è più complesso di quanto non sembri.

Il digital divide ed il Wi Max 2

WiMax e dital divide
Il wimax per diminuire il digital divide

Uno dei grossi problemi del nostro Paese è la mancata corsa alla digitalizzazione che ci contraddistingue: pur rimanendo un’economia ad alto PIL rischiamo di restare indietro nella corsa alla digitalizzazione ed alla banda larga, corsa che in altri Paesi non è solamente in atto, ma diviene addirittura una legge dello stato.
In alcuni Paesi infatti, l’opportunità di accesso alla Rete viene considerata, legalmente, allo stesso livello della libertà di espressione e quindi deve essere garantita a livello statale.
In Italia le cose sono del tutto diverse nel senso che una classe dirigente poco lungimirante ed una lobby di aziende che hanno investito in vecchie tecnologie, fanno si che il digital divide rimanga un problema tipicamente italiano.
Eppure le soluzioni per cercare di alfabetizzare informaticamente anche coloro che non sono raggiunti da una centrale telefonica, esistono e sono alla portata di tutti, ma non solo, sono anche in grande e velocissima evoluzione.
Il Wi Max ne è l’esempio più lampante, ossia un tipo di tecnologia già bella che pronta da anni che permette di navigare 4 volte più veloci dell’UMTS e senza fili. Per non parlare del Wi Max 2…
 
Mentre in alcuni paesi WiMAX sta diventando la rete di nuova generazione per la telefonia cellulare, si veda il caso di Sprint e Verizon negli Stati Uniti, l’obiettivo di questa tecnologia è sempre stato quello di offrire banda larga via etere senza basandosi sull’esperienza accumulata con le reti Wi-Fi domestiche. Durante il Ceatec Japan 2010, che si sta tenendo in questi giorni a Tokyo, Samsung ha mostrato le potenzialità dell’evoluzione di questa tipologia di reti senza fili, ed esattamente il WiMAX 2 che dovrebbe diventare uno standard IEEE con il codice di riconoscimento 802.16m.
La velocità garantita da WiMAX 2 potrebbe toccare picchi fino a oggi considerati impossibili. Nella dimostrazione fatta al Ceatec Samsung ha raggiunto di 330 Mbps di velocità riuscendo a trasmettere un flusso video ad altissima definizione (Full HD) e 3D su quattro TV contemporaneamente.
 
La compatibilità con il “vecchio” Wi Max, l’enorme velocità di connessione e la distribuzione totale e che potrebbe raggiungere la Rete fanno di questa tecnologia una tecnologia del tutto rivoluzionaria, che però si deve scontrare contro il muro di gomma della politica e dell’economia.
Pensiamo, come azienda che gestisce sistemi integrati come soluzioni VoIP e centralini telefonici, che la conoscenza, il sapere che esistono alternative all’Internet di oggi, possa portare tutti noi a volere di più, con la conseguenza che lo Stato sarà costretto ad ascoltare la nostra voce.